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Esperienze didattiche al tempo del Covid-19 - parte quinta

 

Le risorse del WEB

 

   Stimare le dimensioni di ciò che contiene internet è difficile, forse impossibile perché estremamente vasto ed in continua evoluzione. Numerosi ricercatori e siti specializzati monitorano costantemente il web cercando di quantificarne la misura. Le stime più recenti, molto variabili data la dinamicità del fenomeno, indicano oltre un miliardo di siti con più di cinque miliardi di pagine. Ovviamente non stiamo considerando il dark web che non prenderemo in considerazione per evidenti motivi. Uno sconfinato mondo virtuale sviluppatosi in poco più di trent’anni, all’interno del quale si trova di tutto, cose buone, cose pericolose e soprattutto alla portata di chiunque. Il web contiene davvero molte insidie, basti pensare ai frequenti casi di cyberbullismo, di pedopornografia o di truffe informatiche. Tra i pericoli bisogna annoverare anche le questioni relative al cambiamento delle dinamiche relazionali provocato dall’avvento dei social media (WhatsApp, Facebook & C.). Nonostante tutto ciò, inibire ai nostri figli ed alunni l’utilizzo di questa risorsa a causa della sua potenziale pericolosità non è certamente saggio. Il compito di genitori e insegnanti semmai è proprio quello di aiutare i giovani a farne un uso positivo educando il loro senso di responsabilità, alimentando la capacità di selezionare e fruire di dati e risorse in modo critico ma anche applicando adeguati filtri di protezione per la tutela dei minori e, naturalmente, sovrintendendo alle loro esperienze online. Una sfida non semplice, che non può essere elusa perché viviamo in una società digitale, le nuove tecnologie fanno parte della quotidianità e stanno letteralmente cambiando il mondo. Da Homo Sapiens ci stiamo evolvendo in Homo Sapiens Digitalis, ma non montiamoci la testa: gli individui adulti nati nel ‘900 vengono classificati “immigrati digitali”. Le persone comuni ovviamente, quelli come noi, perché alcuni visionari e creativi della nostra generazione questo nuovo mondo  l’hanno immaginato e realizzato. Sir Timothy John Berners-Lee, co-ideatore del web in collaborazione con Robert Cailliau (di qualche anno più anziano), nacque nel 1955 come Steve Jobs e Bill Gates - fondatori rispettivamente di Apple e Microsoft. Bizzarra coincidenza non vi pare? Il padre del web e i creatori dei mezzi per esplorarlo sono coetanei, tutti del ‘55.

   I nostri allievi e figli  non sanno che meno di trent’anni fa, durante i primi anni ‘90 del secolo scorso, tutto ciò che oggi consideriamo scontato e che è di immediato accesso, non esisteva ancora o cominciava appena a svilupparsi. Una vera rivoluzione epocale iniziava con l’avvento di computer connessi fra loro attraverso la rete telefonica mondiale. Un collegamento alla presa del telefono mediante uno strano aggeggio chiamato modem che, all’atto di lanciare la connessione per avviare l’accesso ad internet, modulava strani suoni e voilà: si navigava nel Word Wild Web. Il primo software capace di consentire la consultazione di siti web non a caso si chiamava “Netscape Navigator” (ormai estinto) ed era contraddistinto da una suggestiva icona a forma di timone di galeone dei pirati. Questo programma, che oggi chiamiamo comunemente browser a significare appunto il navigare, l’esplorare, consentiva la navigazione nel nuovo mondo virtuale. Ricordo bene lo stupore di fronte al manifestarsi di tali improvvise possibilità: siti in cui si potevano trovare partiture musicali gratis, articoli e pubblicazioni dedicate alla didattica, programmi di notazione e registrazione musicale reperibili in rete, il sito Napster attraverso il quale scaricare musica senza costi (in modo non del tutto lecito…). Download all’impazzata e giù a riempire prima floppy disc (obsoleto!) poi compact disc (...anche questo in fase di estinzione). In seguito si passò ai dvd, agli hard disc esterni e, ai giorni nostri, al cloud: ovvero tutto il proprio archivio di dati e materiali digitali salvato online, in remoto, ma accessibile da ogni nostro dispositivo, in ogni momento e da qualsiasi luogo. Grazie a Google Drive, per citarne uno tra i tanti, possiamo avere salvati in rete - quindi accessibili da qualsiasi apparecchio digitale collegato ad internet - i nostri documenti, foto, video, insomma tutto ciò che gestiamo attraverso i nostri dispositivi. Davvero stupefacente non è vero? E stiamo parlando solo di internet senza considerare il progresso che le nuove tecnologie hanno generato in molti altri ambiti. Innovazioni incredibili, avvenute in un lasso di tempo breve, che hanno cambiato il mondo.

   Quando eravamo studenti (non molto tempo fa... considerando la relatività del tempo), se ad esempio si aveva necessità di consultare una partitura orchestrale, oppure effettuare una ricerca o ascoltare registrazioni audio di specifiche composizioni eseguite da Maestri della chitarra, si dovevano affrontare vere e proprie odissee. Lunghe trasferte per raggiungere biblioteche specializzate o negozi di dischi (in vinile), con notevole esborso di denaro e impiego di tempo. Ora è sufficiente un click, anzi un tocco sul touch screen ed è fatta! Si ha tutto a portata di mano, a casa, spesso in modo completamente gratuito, open source o a basso costo. Partiture musicali in pdf, registrazioni audio e video, tutorial, blog, eccetera… 

  Tutto si è trasformato negli ultimi trent’anni, non c’è dubbio, e ai nostri figli e allievi la condizione di “nativi digitali” va spiegata, governata, educata in modo che possano prenderne piena consapevolezza. Dobbiamo accompagnarli in questo percorso affinché sappiano beneficiare delle enormi risorse ed opportunità che hanno a disposizione e aiutarli, fin dalla preadolescenza, a farne un uso responsabile, proficuo, efficace e attivo. Lo scrittore statunitense Mark Prensky parlava di “saggezza digitale” già dai primi anni 2000 e, tra le altre cose, affermava che la tecnologia non è di per sé saggia ma è attraverso l’interazione tra la mente umana e appunto la tecnologia che si può raggiungere un livello superiore di saggezza. Si può essere d’accordo oppure no, visto che le vie della saggezza sono certamente molteplici, ma è un prospettiva che vale la pena considerare. Quindi, per tornare al senso di questo nostro ragionamento la domanda torna ad essere la medesima: “Le esperienze didattiche al tempo del Covid-19 hanno contribuito ad incrementare la competenza digitale?”. Sempre con l’intenzione di comprendere e valorizzare gli aspetti positivi di una tremenda pandemia, in modo da prepararci a ripartire, per ricominciare a lavorare per il futuro nostro e delle nuove generazioni con rinnovato entusiasmo. A questa domanda pensiamo di poter rispondere affermativamente, almeno per le esperienze che ci è stato possibile osservare ed analizzare direttamente (ed è una visione parziale e circoscritta naturalmente). Non solo competenza digitale ma anche competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare; competenza sociale e civica in materia di cittadinanza; competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturale. Il Covid-19 ci ha posti nella condizione di non poter fare a meno di accedere al mondo digitale e ciò ha creato un nuovo contesto al quale tutti abbiamo dovuto adattarci, ognuno a proprio modo. Questo nuovo status ha incredibilmente accelerato il cambiamento, ora l’evoluzione della specie pare quasi essere percepibile nel breve periodo. Molte persone in poco tempo hanno completamente trasformato e rivoluzionato il loro modo di agire e lavorare. Insegnanti che un tempo rabbrividivano al solo contatto con un computer, ora riescono a muoversi con agilità e sicurezza; alunni che consumavano passivamente contenuti digitali di dubbia qualità, oppure risultavano ancora esclusi da tale esperienza, ora sanno interagire ed utilizzare proficuamente piattaforme, programmi, informazioni, dati, social network. Alcune antiche necessità non cambiano però, per fortuna. Una di queste è certamente l’esigenza di fermarsi talvolta a riflettere sulle esperienze della propria vita, provando a fissare per iscritto i pensieri, in modo da capire meglio ed essere più consapevoli di ciò che accade e che riguarda direttamente la nostra esistenza. Che sia mediante un diario o molto più romanticamente infilando un messaggio in una bottiglia affidata alle onde dell’oceano poco cambia. In entrambi i casi non sappiamo se qualcun altro leggerà questi pensieri ma in fondo poco importa perchè l’abbiamo scritto soprattutto per noi, per comprendere i fatti della nostra vita. Ci affascina la soluzione più avventurosa per cui abbiamo deciso di mettere il messaggio in bottiglia e abbandonarlo al proprio destino in balia dei marosi. Però siamo romantici cibernetici e il nostro mare è assolutamente virtuale.

   Splash...

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